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AVVISO IMPORTANTE
Alessia, del fan club di Elio e Le Storie Tese, ha realizzato
per noi una simpatica intervista a Christian Meyer, batterista di Elio
e Le Storie Tese e della Biba Band.
FR: Traccia il tuo curriculum musicale
fino ad arrivare alla Biba Band. CM: Intanto una passione sfrenata
fin da ragazzino per poter un giorno riuscire a suonare la
musica dal vivo e non solo nei dischi fatti in cantina, quindi
ho passato tantissimi anni sullo strumento e ho sofferto come
tantissimi musicisti. I primi colpi di fortuna li ho ricevuti
essendo nato a Milano, come sempre le grandi città offrono più
cose: ho avuto la possibilità di frequentare il “Capolinea”,
che era il tempio del Jazz milanese, presso il quale ogni
tanto chiedevo di suonare in jam session; io avevo 10/11
anni, e i grandi jazzisti come Franco D’Andrea e Claudio
Fasoli mi facevano suonare con loro tappandosi le orecchie
ovviamente, perché ero un bambino scatenato, andavo là,
spaccavo tutta la batteria, ottenevo magari qualche applauso
da parte del pubblico ma a livello musicale ero impegnativo da
gestire sul palco. Poi lentamente sono iniziati i primi
ingaggi il sabato sera al “Capolinea”, suonavo con un
quintetto Jazz che comprendeva rinomati musicisti tipo
Riccardo Fioravanti e Paolo Brioschi, e queste serate sono
state il trampolino di lancio per farmi conoscere nel mondo
della musica Jazz in Italia. Da lì ho iniziato a collaborare
con i musicisti che adesso lavorano con Paolo Fresu, Tino
Tracanna, Attilio Zanchi e visto che ero un ragazzino di 19
anni e avevo delle carte da giocare, loro mi hanno fatto
suonare tanto, ho incominciato a girare per l’Italia veramente
tanti locali con queste formazioni; ogni tanto suonavo anche
con Paolo Fresu, con qualche ospite importante tipo Trovesi,
finché la cosa si è allargata e sono diventato un batterista
richiesto come “sostituzione”, nel senso che davo affidabilità
preparando velocemente tutti i repertori. Da lì ho iniziato ad
espandere il mio curriculum, sempre nel Jazz con le prime
orchestre importanti tipo la Jazz Class Orchestra, che è
l’orchestra Jazz di Milano, o la Capolinea Big Band, o Gianni
Basso Big Band, fin quando il mio sogno di fare le prime
tournèe si è avverato con Eugenio Finardi. Con Faso sono
partito per fare il “Millennio Tour” di Finardi nel 1991 e ho
consolidato poi la mia posizione con Elio e le Storie Tese,
dovendo rinunciare ovviamente a tante cose perchè una volta
deciso di fare parte del gruppo, ho dovuto fare tutto con
loro. Però con grandi soddisfazioni perchè con Elio abbiamo
avuto la possibilità di suonare con Santana, con James Taylor,
con le Sister Sledge; abbiamo fatto molte collaborazioni con
tantissimi artisti italiani, abbiamo avuto la possibilità di
suonare durante quella bellissima trasmissione, “Carosello”,
con le Gemelle Kessler, I Ricchi e Poveri, Carmen Consoli,
Peppino Di Capri, Renzo Arbore, Ornella Vanoni. Poi sempre
tramite il giro jazzistico io personalmente ho fatto delle
cose anche con Mina… Parallelamente ho sempre tenuto il mio
giro di jazz, anche tuttora in qualche maniera collaboro con
la Drummeria, lavoro con Mauro Negri che è un grande
clarinettista italiano, e poi free lance magari con Trovesi, o
con Rava; poi c’è il Trio Bobo con Faso e Alessio Menconi che
ci dà tante soddisfazioni in giro per il Nord Italia e
ovviamente la Biba Band. La Biba Band che è solamente un
riassunto di tutti quelli che sono i sogni di ogni musicista
che lavora per altre persone, per esempio i grandi tournisti
del Nord Italia che dedicano la propria professionalità ad
artisti come Renato Zero, Claudio Baglioni (adesso ad esempio
Paolo Costa è in tour con Francesco Renga), insomma tutti
quelli che si prodigano sempre a soddisfare i cantautori
italiani ma mai riescono a dare soddisfazione al proprio
piacere musicale. La Biba Band invece lo è, perchè in quel
momento la Biba diventa il nostro sfogo personale per suonare
una bella musica, perchè è ciò che sono le musiche composte da
Joe Zawinul, Wayne Shorter, dallo stesso Jaco Pastorius,
sicuramente dei grandissimi compositori nel mondo della musica
del Novecento. Forse Shorter è stato ed è uno dei più grandi
compositori viventi, al pari, penso, di un Duke Ellington o di
uno Stevie Wonder, ovvero il massimo dell’inventiva umana; per
questo suonare la musica dei Weather Report è veramente un
grande appagamento, poterlo fare tra amici ancora di più. FR: Come sei venuto in contatto con la
musica di Joe Zawinul e dei Weather Report? CM: In un periodo in cui ascoltavo
solo Jazz ed ero un purista delle grandi orchestre bianche e
nere tipo Count Basie, Gene Krupa, Buddy Rich, ed ero
appassionato di questi batteristi. Parallelamente avevo degli
amici musicisti che mi dicevano “Oh, guarda che c’è anche
dell’altra musica in giro, c’è John McLaughlin con gli Shakti,
ci sono i Weather Report, ci sono i Cream”. Intanto ci
scambiavamo questi dischi e all’inizio facevo fatica ad
accettarli, perchè chiaramente mischiavano già i groove
rockeggianti, e per un purista jazzista come lo ero io, un po’
talebano, mi dava fastidio sentire il groove (qui riproduce il
suono della batteria, ndL), volevo solo sentire quello dello
swing e del Jazz. Avendo 14 anni poi, ho integrato questi
dischi e ho incominciato ad appassionarmi, fino ad avere a 20
anni un panorama generale di apprezzamento di tutto questo.
Quindi ho incominciato a godere ascoltando i Weather Report e
a scoprire sempre di più questa nuova mistura di grandi
grandissimi improvvisatori di Jazz che mischiavano groove
della musica funky nera e della musica folcloristica del
mondo, sempre attenti a mischiare cose africane, indiane,
centroamericane con il Jazz, sempre con questi groove dal tiro
esagerato… e poi c’erano loro che improvvisavano, quindi era
il massimo. Zawinul in questo momento ha raggiunto secondo me
quello che lui voleva fare: il Jazz mischiato alla musica del
mondo, facendo però esprimere al massimo questi musicisti
nella loro cultura; quindi il chitarrista indiano lo fa
suonare come un indiano, non gli dice “Suona come James Brown”,
oppure il batterista tunisino o algerino lo fa suonare
algerino e questo è il bello. Li gestisce tutti, li coordina e
poi magari il prossimo Syndicate avrà il batterista di New
York e sentirai un’altra cosa, però di fatto la sua
grandiosità è quella di orchestrare questi musicisti e di
tirare fuori il 100% della loro forza musicale etnica. FR: Qual è il bello e il difficile di
suonare la musica dei Weather Report? CM: Il difficile di suonare questa
musica intanto è proprio staccarsi dalla loro musica e
riuscire a dare un apporto diverso, perchè il problema nostro
con la Biba Band è che suoniamo un po’ troppo le cover dei
Weather Report, nel senso che siamo talmente appassionati dei
dischi che sentivamo da ragazzi che vogliamo ricrearle. Come
hanno suonato loro “Teen Town” non l’ha suonata nessuno,
dobbiamo risuonarla così, è inutile che la riarrangiamo
diversamente. A noi fa schifo anche quando certi grandi nomi
americani riarrangiano “Teen Town” e la fanno diventare un
altro brano. Oppure senti “Night passage” suonato in Big Band.
A noi non piace più. Quindi la difficoltà è che sei
attaccatissimo a riproporre i brani come gli originali, eppure
dall’altro lato dici “se ripropongo l’originale sono
limitato”, anche se poi loro li suonano talmente bene che noi
possiamo solo un po’ rovinarli. La grande difficoltà sta in
quello, staccarsi un po’ da loro e riarrangiare senza
snaturare questi brani, cercando di renderli sempre
interessanti senza far storcere il naso a loro stessi, se mai
ci ascoltassero. Il bello di suonare queste cose è che ti
danno una libertà totale, perché, è pur vero che si è sempre
rigorosi perchè ci sono dei temi, ci sono delle situazioni in
mezzo ai brani dove bisogna essere tutti preparatissimi, ma ci
sono dei momenti in cui sei liberissimo di esprimerti. Succede
che in quel momento si apre un attimo di improvvisazione
totale per tutti e sei tranquillo. Allora dici “Ah, adesso mi
lascio andare, vado”. Non sei sempre in tensione a fare,
quando ogni quarto di musica suonato sai che è così e non sarà
mai diverso da quello. Come accade nei soli per esempio. CM: Nei soli e
nell’accompagnamento di alcuni soli, sempre senza esagerare a
snaturare la cosa però, penso che questo sia il bello. Il
bello è sentirsi liberi in generale, voi lo sapete, libertà
sempre anche sul lavoro! Quindi anche quando sei sul palco,
libero, godi come un matto.
FR: Parlaci del Live in uscita della
Biba Band. CM: Il Live è stato eseguito con
le nostre forze con tanto amore, ma a differenza di alcuni
live che abbiamo realizzato tempo addietro, che essendo stati
fatti con pochi soldi risultavano poco interessanti a livello
di suono, questa volta ci siamo impegnati tantissimo, abbiamo
speso più soldi, abbiamo preso Foffo (Rodolfo Bianchi, ndL)
che è un grandissimo fonico, e ha fatto un miracolo. Quando
abbiamo registrato eravamo 17 sul palco, un palco piccolo con
microfoni dappertutto, e riuscire ad avere il suono che poi
ascolterete nel disco, che è un suono, secondo me, magnifico
come presenza e qualità naturale del suono stesso, vi farà
rendere conto del miracolo che ha fatto Foffo. Per dirla
tecnicamente quando hai 5 mila microfoni sul palco e suonano
tutti, ogni suono va nel microfono di un altro, quindi sgrana
il tuo strumento, perchè il tuo strumento, mettiamo che sia la
batteria, va a finire nel microfono del sax, va a finire nei
microfoni panoramici dei percussionisti e quindi tu non riesci
più a dire “sentiamo la batteria bella definita”, perchè la
sentirai nelle percussioni, nel sassofono, alla fine senti
come se ci fosse un’eco che ti toglie il fuoco di quello che
tu stai ascoltando, il fuoco musicale; ed è l’effetto tipico
dei Live registrati un po’ maluccio. In questo caso sembra
invece di aver avuto un Tir mobile fuori con 50 piste e tutto
missato separatamente, con poi in un secondo tempo un grande
missatore che con 200 milioni di vecchie lire è stato là due
mesi a fare il lavoro. Questo lo possono fare gli Steely Dan,
lo possono fare i grandi nomi che hanno produzioni pazzesche,
noi alla fine abbiamo speso 30 milioni per fare questo disco
ma suona come un disco da 200 milioni. Questo è un po’
l’effetto. Io sono molto soddisfatto per il suono live, per
quello che è stato catturato in quella seduta. Le vostre
orecchie saranno il miglior giudice. FR: Quando uscirà? CM: Ormai è stato fatto il
libretto, è in dirittura d’arrivo, verrà distribuito tramite
il sito di Elio, tramite i concerti di Elio e forse lo
daremo ai Nicolosi Brothers, questa è una notizia un po’
ufficiosa ma penso che sia quasi ufficiale: i Nicolosi sono
dei musicisti di Milano fortissimi, sono due ragazzi e due
ragazze che suonano benissimo e quando Elio e le Storie Tese
suonavano al Magia di Milano, i gruppi che lavoravano lì oltre
a noi erano i Nicolosi Brothers, I Volpini Volanti. I Nicolosi
Brothers poi hanno fondato un’etichetta, e hanno cominciato a
fare dei dischi importanti di Jazz, producendo Danny Gottlieb,
Billy Cobham e comunque a fare delle belle produzioni
italiane; sono gli unici forse in Italia a fare dei dischi in
una certa maniera. L’idea è dare questo disco della Biba Band
come distribuzione a loro perchè lavorano bene col Giappone e
all’estero. FR: Progetti per il futuro della Biba
Band quindi sono l’uscita del disco e magari una tournèe. CM: Noi siamo sempre felici di
suonare live, ma essendo tutti tournisti che suonano in giro
per altri musicisti fatichiamo molto a ritrovarci e ad
organizzare dei concerti, è molto difficile organizzare un
concerto della Biba Band perchè ci sono due batteristi, due
bassisti, due tastieristi; l’idea è di suonare tutti insieme
per creare anche delle misture. Nel disco lo sentirete, ci
sono missaggi in tempo reale, e l’abbiamo spiegato pezzo per
pezzo nel libretto, saprete esattamente chi suona, cosa suona,
nel momento in cui lo sta suonando. Sentirete la mia batteria
che se ne va e in tempo reale quella che viene su di Maxx (Furian,
ndL), e i bassi di Faso e di Paolo Costa come se ci fosse un
missatore reale che lo sta facendo manualmente, invece siamo
noi che lo facciamo. Quindi il nostro piacere è sempre fare la
Biba Band in full ensemble, poi molte volte ci siamo trovati
io e Pi Costa a sostenere tutta la ritmica della Biba, oppure
Maxx Furian e Faso, proprio per questioni di impegni. La
nostra idea è sempre quella di suonare tutti insieme, poi a
volte non ci si riesce e quindi cerchiamo lo stesso di
barcamenarci. FR: Cosa vorresti dire ai fans di Joe
Zawinul da parte della Biba Band? CM: Innanzitutto che siamo molto
onorati di essere stati ascoltati, ci hanno degnato di un
interesse perché, come loro sono dei fans di Zawinul, noi ci
sentiamo esattamente nella stessa barca anzi siamo fratelli,
fratelli di sangue. Ci sentiamo molto vicini, quindi siamo
contenti che esiste questo legame. Ultimamente abbiamo fatto
questo concerto separato insieme a Zawinul ad Arezzo Wave; non
siamo riusciti a suonare con lui, non siamo riusciti a
intortarlo anche perchè noi siamo dei fessacchiotti, perchè
non ci siamo impegnati tanto per riuscire ad ottenere questa
cosa. A Zawinul forse avremmo dovuto proporre “hai voglia di
suonare con un gruppo italiano che fa musica un po’ pazza,
folkloristica?” Magari lo tiravamo dentro, invece noi gli
abbiamo chiesto: “hai voglia di suonare alcuni tuoi brani con
noi?” e lui deve aver pensato “ma chi me lo fa fare di suonare
i miei brani che li suono già da Dio con i miei musicisti, con
dei musicisti che non conosco, magari un po’ limitati e non mi
diverto”. Anche io avrei detto no, non ha senso. Invece per me
uno Zawinul invitato su un brano come “Milza” o “Pagano” a
soleggiare, avrebbe senso. Se lui sentisse i brani potrebbe
essere interessato, perchè comunque lui è curioso e ama quello
che offre il paese in cui si trova. L’Italia in questo momento
offre questo, noi rappresentiamo quella sera degli italiani
che suonano della musica italiana, se gli fai sentire qualcosa
di interessante, penso che lui possa dire “sì”. Fatto sta che
non abbiamo suonato insieme a lui, comunque eravamo dietro le
quinte a gustarcelo come dei bambini, esattamente come
avrebbero fatto dei fans, anzi abbiamo chiesto espressamente
di poter stare sul palco e vedere tutto quello che facevano e
i segnali che dava Zawinul ai suoi musicisti. Uno spettacolo
fantastico. Un orchestratore in tempo reale, Zawinul è quello
che in due secondi ti fa capire con un’occhiata che basta, di
colpo va via tutto e rimane la cantante da sola; oppure con un
gesto fa partire un unisono tutti insieme e poi dice “lo
ripetiamo ancora perchè mi è piaciuto”. Ottiene delle
situazioni dal gruppo inusuali. Invenzione pura su alcuni
canovacci già stabiliti che ogni tanto Zawinul chiama con
occhiate, oppure chiama il finale quando è il momento… tutto
in tempo reale, fa ridere, è interessante. E’ comico nella sua
bellezza. C’è un fondo di ironia nel vecchietto Giuseppe, c’è
questo piacere di suonare con la sua band e di esprimere
sempre solarità con quello che fa, che a noi piace moltissimo.
Durante un concerto tre anni fa sul Lago Maggiore io e Faso
siamo andati a sentire sempre il Syndicate e c’era il bassista
Etienne Mbappè degli Ultramarine, in quell’occasione lì dietro
le quinte gli abbiamo detto “Joe Zawinul, Giuseppe caro amico,
so che tu sei stufo di ricevere dischi da tutti, ma prova ad
ascoltare questo disco, è una specie di orchestra che suona i
tuoi brani” e lui ci ha degnato dell’attenzione dicendoci che
l’avrebbe ascoltato. Di fatto poi non è che gli abbiamo detto
“Dacci il tuo indirizzo email per sapere come è andata”. Non
sappiamo più niente e basta. Lui ci conosce come Elio e le
Storie Tese, ma come Biba Band... forse si ricorda che esiste
un gruppo che suona la sua musica. Comunque siamo andati a
trovarlo molte volte, conosciamo quasi meglio i suoi
musicisti; con loro abbiamo un po’ di feeling, ci
chiacchieriamo. Siamo tutti amanti, ci sentiamo un po’ dei
ragazzini che lo seguono. Quando possiamo andare a vederlo,
Joe Zawinul è sempre un godimento. Mando un saluto a tutti i fans di Zawinul,
al sito, a voi Faveromane che sempre gentilmente ci tenete
uniti, anzi continuate a dare energia a tutto questo movimento
musicale perchè è anche grazie a voi che in qualche modo si
riesce ad ingrandire la conoscenza della musica e si riesce a
far girare una palla energetica positiva fondamentale, che può
stimolare qualcun’altro e magari far nascere nuovi fans e dei
grandi musicisti che in futuro saranno protagonisti. Links: Un ringraziamento a Christian Meyer per
la disponibilita’ e a Marco Piretti per l’ospitalita’ di
questa intervista! |